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L’Italia del 2030: per ridurre gli squilibri serve un contributo di qualità dalle nuove generazioni

Se il XX secolo è stato caratterizzato dalla crescita della quantità, dall’ossessione per il prodotto interno lordo all’aumento incontrollato della popolazione, l’ impatto ambientale, l’innovazione tecnologia, l’ immigrazione, l’invecchiamento della popolazione sono le quattro sfide cui trovare risposta per produrre benessere nel XXI  secolo. Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’ Università Cattolica di Milano, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani e curatore del report “Un buco nero nella forza lavoro” per Laboratorio futuro, proprio con riferimento a quest’ultimo documento delinea – in un contributo per Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Leggi l’articolo completo) –  gli scenari futuri e le possibili modalità di azione.

Il punto di partenza è la persistente denatalità italiana che comporta, più che altrove in Europa, un’erosione delle classi centrali lavorative con il forte rischio di veder indebolire progressivamente il pilastro produttivo del Paese.

Man mano la questione demografica si sposterà in questo secolo dall’eccesso di crescita del numero di abitanti del pianeta all’impatto pervasivo dell’invecchiamento della popolazione. Per il nostro Paese «la conseguenza più problematica delle dinamiche demografiche italiane non è, infatti, tanto la riduzione della popolazione complessiva, ma il profondo squilibrio tra generazioni che rende più debole l’economia e più instabile il sistema di welfare», secondo Alessandro Rosina.

Rispetto a tali squilibri, secondo il demografo, per progettare il futuro si aprono due scenari: uno più ottimistico in cui l’Italia prende una via positiva di sviluppo, che richiede di essere alimentata con tutta la forza lavoro qualificata disponibile e aggiungendo il contributo di una immigrazione adeguatamente regolata, ed uno negativo, in cui l’Italia semplicemente si porta dietro le sue difficoltà a preparare adeguatamente le nuove generazioni per il mondo del lavoro che cambia e a mettere in atto politiche che favoriscono occupazione femminile e conciliazione con la famiglia. Di conseguenza sarà sempre più difficile crescere, diventerà sempre meno sostenibile la spesa sociale e sempre più gravoso il debito pubblico.

Per affrontare la sfida, Rosina, sintetizzando le conclusioni del report di “Laboratorio futuro” (Leggi il Report completo), propone tre leve cruciali su cui agire: quella della formazione di base solida e delle competenze da aggiornare e potenziare, quella dell’orientamento e supporto negli snodi del percorso di vita e professionale, quella della valorizzazione del capitale umano femminile.

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