Il nostro Paese è entrato nella fase di maggior influenza negativa della demografia sull’asse portante economica. Ma «oltre alle variazioni quantitative sulla popolazione attiva e sull’occupazione, di grande impatto atteso sono anche i mutamenti qualitativi nell’ organizzazione del lavoro e nella produzione».
A sostenerlo è Alessandro Rosina, docente Demografia e Statistica sociale all’ Università Cattolica di Milano, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani e curatore del report “Un buco nero nella forza lavoro” per Laboratorio futuro. Come scrive sul Sole 24 ore, per Rosina non è possibile «pensare di affrontare l’ emergenza sanitaria in corso e le sue implicazioni senza tener conto delle specificità che ci connotano, avendo nel contempo ben chiara la rotta da tenere dopo aver superato l’ attuale tempesta ».
Come evidenzia il report pubblicato dal Laboratorio futuro, l’ Italia è caratterizzata dalla peggiore combinazione in Europa tra bassa crescita, alto debito pubblico, squilibri demografici a svantaggio di chi produce ricchezza. Proprio quest’ ultimo punto è ciò che più condizionerà l’ evoluzione dei prossimi anni. L’ Italia continua, tuttavia, a rimanere intrappolata in un low-skills equilibrium, in cui la debolezza dell’ offerta si combina con «bassi investimenti in tecnologie che richiedono alte competenze dei lavoratori e con scarsa adozione di pratiche di lavoro che ne migliorino la produttività».
Una debolezza che si riscontra, secondo Rosina, nelle stesse risposte all’emergenza prodotta da Covid-19: «Ci troveremmo ora in migliori condizioni con scuole più preparate (dotate di adeguate strumenti e competenze) nell’erogare didattica a distanza e con aziende più avanzate nelle modalità di smart working.
Rischia allora di rivelarsi un’ illusione fatale l’ idea che lasciando le cose come stanno la soluzione agli squilibri demografici possa semplicemente arrivare da robot e algoritmi che automaticamente vanno a controbilanciare il minor numero di persone in età attiva».
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